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lunedì 21 novembre 2011

il peso della scrittura


Carta da lettere per via aerea, fogli leggeri per parole pesanti. 
Parole che aspettano nella penna da anni, parole accartocciate nelle brutte copie che traboccano dal bidone della carta. Parole, scuse, chiare se viste da fuori quanto torbide dall'interno. Parole paure.
Non ho mai amato particolarmente scrivere. Alle elementari avrò terminato sì e no un paio di volte il tema nelle due ore assegnate. La maggior parte delle volte il titolo proposto era "Cosa hai fatto nel fine settimana". Io spessissimo andavo dalla nonna e anche raccontarlo era monotono. Inoltre mi avrebbe costretto a parlare di me cosa che già allora apprezzavo poco. Non a caso i pochi bravissimo  più di incoraggiamento per aver terminato il compito che altro avevano per oggetto temi in cui non ero costretto ad apparire esplicitamente. Ho un vago ricordo di un racconto fantastico-fantascientifico ma soprattutto "Descrivi il tuo animale domestico". Dovete sapere che io ne ero sprovvisto - ho difficoltà ad occuparmi di me stesso, figurarsi di un animale! - percui mi fu permesso di descriverne uno che conoscevo bene. In quel periodo stavo leggendo un libro del WWF che parlava di animali esotici percui decisi di parlare del mio preferito: l'ornitorinco. Scoprii solo in seguito che la maestra aveva telefonato a casa credendo in una mia burla.
Alla banalità degli svolgimenti solitamente richiesta nei temi scolastici ho sempre preferito la sfida del riassunto. Non dovrei vantarmene ma riassumendo un riassunto di una mia compagna di liceo, sempre la stessa, fui in grado di ottenere una valutazione superiore. Mi fulminò con uno sguardo ricolmo di sacrosanta collera.

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